Adolfo Wildt

Adolfo Wildt
(Milano, 1868-1931)
1. 8. L’orecchio 1922
marmo di Candoglia; 25, 5 x 17 x 19, 3 cm;
su placca in bronzo; 33 x 25 x 21, 3 cm
Iscrizione: a sinistra “A. Wildt”
Eccezionale testimonianza dell’abilità scultorea e della genialità inventiva di Adolfo Wildt, L’orecchio sintetizza con estrema chiarezza i rimandi alla tradizione accademica per lo studio del dettaglio anatomico della scultura antica con un insistito realismo descrittivo, riscattato dalla linea secessionista, contorta e avvolgente, esaltata dalla lucidatura delle superfici. Nel 1919 Wildt espone nella Galleria Pesaro a Milano la prima versione marmorea dell’opera montata su una placca di bronzo che viene acquistata, insieme a La Vittoria, da Giuseppe Chierichetti (ora in collezione privata). La versione qui esposta venne presentata (con qualche piccolissima variante rispetto alla prima redazione) alla Biennale veneziana del 1922, mentre una terza versione, sempre in marmo e di maggiori dimensioni, era conservata come modello nell’atelier dell’artista (ubicazione sconosciuta). Apprezzatissimo fin dalla prima presentazione, L’orecchio viene descritto con entusiasmo da Margherita Sarfatti (1919) e dal pittore Anselmo Bucci che lo definisce “orecchio di Titano capace di contenere il muggire dell’Oceano” (1919, p. 279, citato da O. Cucciniello, in Adolfo Wildt 2015, p. 132). L’opera, con ogni probabilità, nasce come lo sviluppo isolato del dettaglio anatomico dell’altorilievo Il prigioniero, realizzato tra il 1915 e il 1918 (fotografia Sommariva; ubicazione sconosciuta) e immediatamente si configura come un oggetto plastico per la formidabile espressività e per un sintetismo schematico di assoluta modernità.
Bibliografia: Mola 1988, pp. 63, 152, 163; O. Cucciniello, in Adolfo Wildt 2015, p. 132.
Valerio Terraroli
VENDUTO

Autore: Adolfo Wildt
Dimensioni: cm. 33 x 25 x 21,3
Anno: 1922